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Assoguide intervista Emiliano Mori e lo studio sulla presenza del Castoro in Toscana
A cura del Socio DANILO GIUSTI – Ciao Emiliano,
Assoguide, è una realtà nuova, nata nel 2020 per rappresentare le guide ambientali escursionistiche, le guide turistiche, gli accompagnatori turistici e le guide ambientali specializzate in attività sportiva. Stiamo provando a dare ai soci degli strumenti su diverse tematiche che possano essere riutilizzati nella nostra attività di divulgazione ambientale.
La notizia dei castori in Toscana ha avuto un bel clamore in associazione, sarebbe stato strano il contrario (!), quindi è venuta l’idea al nostro Consiglio di approfondire l’argomento.
La prima parte delle domande è generica sull’attività di ricercatore, la seconda è specifica sulla ricerca in merito al castoro.
Ci puoi spiegare il lavoro di ricercatore, il lavoro in campo e quello successivo quando si tirano le fila della ricerca?
Il lavoro di ricercatore è sicuramente un lavoro entusiasmante, per quanto comporti – come molti lavori – una stanchezza notevole. Si tratta proprio di porsi delle domande sul comportamento di una certa specie (nel campo della ricerca di cui mi occupo io) e poi cercare di raccogliere il più possibile dati per validare o confutare l’ipotesi.
Quali sono i criteri che inducono a fare una ricerca piuttosto che un’altra? Come avviene la pubblicazione sulle riviste specializzate?
Beh, la prima cosa da fare è verificare di essere stati i primi ad avere quell’idea. Questo è possibile facendo una ricerca, in lingua inglese perchè quella è la lingua della scienza, sui principali motori di ricerca della ricerca scienficia, come Google Scholar, ISI web of knowledge e Scopus. Una volta confermato che siamo stati originali, si procede alla raccolta dei dati con protocolli standardizzati e ripetibili (chiunque deve poter ripetere la stessa ricerca se lo vuole, per confermare o confutare le conclusioni). Una volta raccolti sufficienti dati (con pochi dati non si fa statistica, ovviamente), si analizzano statisticamente o in laboratorio. A quel punto si prepara un articolo scientifico, che si compone di un titolo, la lista degli autori (cioè tutti coloro senza i quali il lavoro non avrebbe potuto essere stato fatto, talora con aggiunta di qualche altro nome: il parassitismo è molto diffuso in questo ambito), un riassunto (abstract), l’introduzione che ci porta all’obiettivo, i metodi, i risultati ottenuti, la discussione e, fondamentali, le citazioni bibliografiche. Una volta scritto il lavoro, lo si manda ad una rivista scelta secondo gli scopi della rivista stessa, che siano calzanti con il nostro argomento. A quel punto, l’articolo finisce nelle mani dell’editore che, se lo reputa idoneo, lo invia a 2 o più revisori internazionali, esperti della materia, che giudicano il lavoro. I commenti dei revisori vengono dunque mandati agli autori che, se intendono procedere, correggeranno e miglioreranno il loro lavoro fino alla pubblicazione. I revisori possono anche chiedere che il lavoro non venga pubblicato, se non lo ritengono sufficientemente idoneo o utile alla pubblicazione.
hai un consiglio da dare alle guide ambientali su come divulgare tali ricerche? O meglio quale può essere l’approccio migliore su cui la guida ambientale deve puntare per far passare concetti fondamentali di una ricerca, quindi quanto scritto dal ricercatore, dal tecnico faunistico, dal dottore forestale… Come può essere portato a conoscenza del grande pubblico?
Spesso i ricercatori, dopo la pubblicazione, fanno outreach o attraverso i social o attraverso siti e giornali web (anche in italiano, stavolta): per esempio raccomanderei alle guide di tenersi aggiornati su GreenReport, che è fantastica!
Del castoro
Ci racconti in breve come è iniziata la ricerca?
La ricerca sul castoro è iniziata in maniera molto curiosa. Sono stato contattato da due dottori forestali bravissimi, Chiara Pucci e Davide Senserini che avevano ricevuto comunicazione di tronchi rosicchiati lungo i fiumi Merse ed Ombrone… la curiosità ha avuto la meglio e siamo subito partiti.
Chi per primo ha trovato i segni di presenza, che supporto c’è stato da polizia provinciale e altri enti pubblici, stima degli individui, gli areali individuati contigui o meno… Da dove provengono?
Beh la prima segnalazione è arrivata da un pescatore, Alessandro Cilli, che ha allertato due agenti della polizia provinciale di Siena, Stefano Morelli e Filomena Petrera, due persone estremamente illuminate che hanno avviato la ricerca, e che hanno partecipato anche a titolo personale ad alcune uscite di raccolta dati. I castori si trovano nel bacino dell’Ombrone-Farma-Merse e, in areale non contiguo, sul Tevere tra la Diga di Montedoglio e la provincia di Terni. Si pensa che possano esserci una decina di animali come minimo, la cui origine è ignota. La genetica li ha confermati come castori europei del clade bavarese, cioè quello distribuito dalla Spagna alla Polonia.
Sono stati liberati da allevamenti o altro?
Difficilissimo da dirsi. Di certo, non assomigliano a quelli presenti negli zoo italiani e tendiamo ad escludere una fuga da zoo. Allevamenti noti non ce ne sono, si pensa a immissioni non ufficiali.
Qual è l’importanza ecologica del castoro?
Il castoro è un ingegnere ambientale, capace con le sue dighe e coi suoi tronchi abbattuti di creare nuovi habitat e modificare il corso del fiume.
Che impatto ambientale può avere sul territorio?
Può favorire il ricambio e la disetaneità del bosco, promuovendo l’espansione di alcune specie ripariali come il salice bianco. Peraltro, in aree coltivate, una piccola percentuale di danno è riportata.
Qual è il futuro per la specie?
Difficile dirlo, trattandosi di un roditore in un’area in cui era storicamente presente, la continuità della presenza potrebbe essere un’ipotesi accreditata, vista anche l’attuale naturalizzazione e riproduzione.
L’areale può espandersi?
È possibile. Di fatto, l’area in cui sono presenti è per adesso molto ricca di acqua e cibo, ma ci sono molte segnalazioni singole da aree anche distanti.
Quali sono le possibilità e/o le difficoltà della specie nel territorio toscano?
L’area toscana è molto idonea a insediamento e stabilizzazione della specie, con fiumi ben profondi e ricchi di acqua, in ambienti ricchi di cibo. Le difficoltà sono le solite di molte specie, il bracconaggio prima di tutte, la competizione con altre specie e, ma penso sia molto rara laddove esistesse, la predazione da parte del lupo.
Quali sono i problemi che possono venire dalla convivenza con l’uomo?
L’uomo in generale è mediamente indisposto ad accettare nuove specie, anche se sonderemo questo aspetto con questionari ad hoc. Penso possa sorgere il timore per le colture (ma ripeto, siamo pieni di cighiali e storni, il problema non sono i castori… non sono gli animali in generale, ma il castoro proprio non direi), così come qualche conflitto con gli enti che gestiscono le aree fluviali.
Curriculum vitae di Emiliano Mori
https://www.mammiferi.org/soci/emiliano-mori/
Slide sulla storia del castoro in italia: